Ai piani alti
Mi piace Milano. La sua dignità mitteleuropea, i colori salmonati dell'orizzonte, la fretta nei piedi e nelle gambe dei suoi operosi abitanti, la flemma da centometrista dopato dell'esercito dei pendolari. Mettere il naso nella metropolitana (tre linee appendici dell'ottocentesca Napoli-Portici), è un rapido abbraccio che stordisce con aromi d'urina di tutto il mondo. C'è il solerte mutilato che ti sorride, le vetrine piene di fiori e utensili di pakistani e bengalesi, i capannelli dei giocatori d'azzardo, la lunga coda per acquistare un biglietto del Tube. E poi è tutto un dolce scorrazzare, tra il frastuono futurista di freni e carrozze, nei sotterranei della capitale del business, dove palpita il cuore dell'Italia che produce. Se a Torino tutto il mondo ti guarda, a Milano il mondo è a portata di mano. Lo puoi toccare, lisciargli il pelo e pure ingoiarlo in un bicchier d'acqua. E' un privilegio per pochi, un destino per soli eletti. E da oggi anche il mio.